Alimenti funzionali: utopia o realtà?
Quando parliamo di nutrizione funzionale, dovremmo cominciare con lo specificare che gli alimenti hanno diversi gradi di funzionalità.
Assumiamo gli alimenti per garantire l'omeostasi e le funzioni organiche e biochimiche dell'organismo perché la vita possa continuare, possibilmente in salute.
Gli alimenti svolgono diversi gradi di funzione oltre quella biologica del nutrire: gratificano, confortano, compensano, aggregano.
Sulla funzione biologica degli alimenti molto conosciamo, altro è da esplorare, ma in generale essa si esprime attraverso la fornitura di energia che permette di dare all'organismo l'energia per lo svolgimento delle funzioni vitali e accessorie; la funzione plastica che permette la costruzione, l'accrescimento ed il ricambio delle strutture organiche; la funzione regolatoria, di supporto allo svolgimento delle reazioni biochimiche dell'organismo.
A questo primo grado di funzionalità si accompagna il secondo grado, quello che spinge alla scelta di determinati alimenti ed infine il terzo grado di funzionalità che vede la sua valenza nella potenzialità di certi alimenti, di modulare la funzione del sistema digerente, immunitario, neuro-endocrino e circolatorio.
Gli alimenti sono definiti funzionali quando sono dotati di per sé di proprietà salutistiche oppure, pur avendo un aspetto tradizionale sono arricchiti di particolari componenti la cui funzione salutistica o comunque di riduzione del rischio di patologie sia stata scientificamente dimostrata.
Quale può essere la componente attiva di questo tipo di alimenti? Un micro o macronutriente essenziale ad esempio, ma anche un nutriente non essenziale o un costituente non nutritivo. Devono essere alimenti costituiti da ingredienti o composizioni degli stessi convenzionali ed essere consumati convenzionalmente. Devono inoltre far parte della dieta base ed essere riconoscibili mediante etichetta per le loro proprietà funzionali.
L'alimento funzionale non deve essere significativamente carente in nutrienti rispetto al corrispettivo simile ed inoltre deve essere un alimento che abitualmente faccia parte della dieta. La caratteristica interessante dell'alimento funzionale è che deve essere appunto un alimento e non va considerato come fosse consumabile in pillole, capsule o altra forma squisitamente farmaceutica, perché non si tratta di un complesso vitaminico, né di un integratore alimentare.
Il paese in cui l'alimentazione funzionale nasce, cioè il Giappone, è quello che ha finanziato dei progetti nazionali, dalla cui attività scientifica è derivata la definizione di alimento funzionale e dispone di una regolamentazione dettagliata riferita proprio agli alimenti funzionali che in quanto tali sono inseriti in un elenco regolamentato detto FOSHU Food for Specified HealthUses previa approvazione da parte del Ministero della Salute.
Ed in Europa? Secondo il documento” A European Consensus of Scientific Concepts of Functional Foods” pubblicato sulla rivista Nutrition nel 2000 “un alimento può essere considerato funzionale se viene dimostrato in modo soddisfacente che sia in grado di influenzare in modo benefico una o più funzioni target dell'organismo al di là del suo puro valore nutrizionale, in un modo che sia rilevante sia per il miglioramento dello stato di salute e di benessere e/o per la riduzione del rischio di malattia. Un alimento funzionale rimane un alimento e deve dimostrare il suo effetto in quantità che sono normalmente consumate nell'ambito di una dieta normale: non è una pillola o una capsula, ma parte di un normale regime alimentare”. Insomma alimenti convenzionali, regolarmente consumati e che abbiano effetto benefico sul miglioramento dello stato di salute e la riduzione del rischio di contrarre malattia. Gli alimenti funzionali possono essere accompagnati in etichetta da un claim autorizzato e comprovato che non tragga in inganno il consumatore e che può essere un nutritional claim che affermi le proprietà benefiche dell'alimento riguardo ad esempio ai nutrienti contenuti oppure un health claim tipica degli alimenti funzionali, che suggerisca l'esistenza di una relazione fra consumo e stato di salute. I claim relativi agli alimenti funzionali sono due:
-Enhanced-function claims: riferiti ad effetti positivi su attività fisiologiche ad esempio i prebiotici
-Disease risk reduction claims: riferiti alla possibilità di ridurre il rischio di malattia
L'alimentazione funzionale insomma deve basarsi sulla possibilità che un particolare alimento funzioni e questa possibilità deve essere supportata da studi scientifici. Ma cosa implica seguire una alimentazione funzionale? Nel corso della mia carriera mi sono avvicinata gradualmente a questa concezione di alimentazione, prima con la ricerca di alimenti che per coltivazione e per localizzazione, fossero in grado di conservare il più possibile le proprie caratteristiche nutrizionali e la propria freschezza. Lo studio delle caratteristiche dei singoli alimenti è stata una conseguenza della ricerca di un beneficio eventuale che potesse scaturire dal consumo abituale di un determinato alimento. Ma la alimentazione funzionale prevede anche che le proprietà di quel particolare alimento di cui vogliamo usufruire, vengano rispettate con manipolazioni e cotture adeguate che esaltino il gusto, ma mantengano il più possibile inalterate le proprietà funzionali dell'alimento stesso. Molto ancora c'è da comprendere e da scoprire sugli alimenti funzionali così come la natura ce li regala piuttosto che arricchiti. Allo stato attuale però già molti degli alimenti che sono disponibili possono essere utilizzati per migliorare il nostro benessere ed il nostro stato di salute e se non per prevenire, per esercitare un certo controllo sul rischio di contrarre determinate patologie.
Bibliografia:
-Scientific Concept of functional food in Europe: Consensus document(1999) Bri J Nutr, 81(1):S1-S27
-Nutraceutici e alimenti funzionali in medicina preventiva C.Borghi, A. F. G. Cicero Bonomia University Press
-Alimenti funzionali, Annalisa Clodoveo e Dario Fusilli
