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Amica acqua: un alimento essenziale


Siamo costituiti per la maggior parte di acqua. La nostra composizione corporea ce lo dice chiaramente, eppure diamo spesso all'acqua una importanza relativa e la assumiamo solo quando la sete ci mette a disagio, ci rende nervosi e stanchi e spesso non riusciamo ad attribuire questo disagio alla disidratazione. Se idratarsi è importante in inverno, laddove le perdite idriche sono relativamente basse, diviene fondamentale in estate, quando il nostro sistema di termoregolazione corporeo si trova a fare i conti con le perdite dell'acqua corporea dovute al gran caldo. La letteratura ci dice che i fattori di rischio per la disidratazione sono diversi:

-il sesso femminile: le donne sono più a rischio degli uomini

-l'età: gli anni portano con se una riduzione della percezione della sete. Il corpo perde fisiologicamente la quota di acqua corporea che viene sostituita da un aumento della massa grassa, meno idratata, al prezzo della massa magra, più idratata. A ciò si aggiunga una modificazione della funzionalità renale e della efficacia della vasopressina, l'ormone antidiuretico ipotalamico con azione di neurotrasmettitore e modulatore della trasmissione nervosa e con un ruolo attivo nel controllo della temperatura corporea.

-le condizioni mentali: una demenza ad esempio può comportare oltre alle altre drammatiche conseguenze, una ridotta assunzione di acqua e liquidi.

-la riduzione della mobilità e delle abilità funzionali: gli allettati, ad esempio, che non possono provvedere da soli alla propria idratazione.

-la perdita di liquidi corporei per causa di sintomatologia legata a determinate patologie: gastroenteriti, patologie respiratorie, delle vie urinarie, diabete, depressione, neoplasie.

-l'incontinenza: sebbene non sia di per se un fattore di rischio può determinare una voluttuaria riduzione dell'introito idrico al fine del controllo del disturbo.

La disidratazione è classificabile in:

-isotonica: quando la perdita del sodio e dell'acqua corporea si equivalgono.

-ipertonica: quando la perdita di acqua supera quella del sodio e si può presentare come una sodiemia superiore ai 145 millimoli per litro come accade negli stati febbrili.

-ipotonica: quando la perdita del sodio supera quella dell'acqua e dunque si può presentare con una sodiemia inferiore a 135 millimoli per litro, come accade per un uso incontrollato di diuretici.

Lo stato di idratazione di una persona condiziona il peso corporeo, la frequenza cardiaca, lo stato della cute e delle mucose, la forza muscolare, le capacità cognitive. E' per tale ragione che lo stato di idratazione di un soggetto va attentamente valutato e va definito l'ammontare di acqua che ciascuno di noi deve introdurre per stare in buona salute.

Alcune delle modalità per valutare la quantità di liquidi che è necessario ingerire quotidianamente, considerate in letteratura sono:

-30 ml per Kg di peso corporeo

-1 ml di liquidi per ogni caloria consumata

100 ml per Kg di peso per i primi 10 Kg; 50 ml di liquidi per Kg di peso per i successivi 10 Kg ed infine 15 ml per Kg per i Kg eccedenti i primi 20.

In ogni caso è sempre sconsigliabile scendere sotto il litro e mezzo al giorno. Naturalmente in particolari condizioni queste quantità vanno opportunamente aggiustate.

Perciò via all'idratazione!

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